Ci sono giornate che costringono a ripensare le parole e a chiudere il cerchio su riflessioni iniziate da tempo…
Ho partecipato, come spettatrice, ai mondiali di para sci alpino a Tarvisio. Ci tenevo a vedere almeno una giornata di gare e gli atleti ai quali sono stati consegnati i manufatti che ho preparato in queste settimane.
Da tempo non uso più la parola ‘handicappato’ ma mi sono resa conto che anche ‘disabile’ è parola del tutto inadeguata per descrivere gli atleti che ho potuto ammirare.
Li descrivono meglio le parole ‘diversamente abile’. C’è infatti una diversa abilità nel mettersi in gioco e scendere su una pista da sci se sei non vedente, senza l’uso delle gambe o con menomazioni agli arti.
Ci sono anzi diverse, al plurale, abilità… ho visto un grande coraggio, una grande capacità di rimanere in equilibrio, una grande determinazione, una grande sintonia con le proprie guide ma anche tanti sorrisi, gioia, tanti abbracci alla fine delle gare, il sostegno delle famiglie e delle squadre.
Guardando le gare mi sono chiesta un sacco di volte: ‘ma come fanno?’
Mi sono risposta constatando le diverse abilità che hanno dimostrato e mi sono resa conto che questi atleti hanno anche un’abilità in più… una grande forza nel mettersi o rimettersi in gioco, ad esempio dopo un incidente, e che questa forza la devono tirare fuori ogni giorno nel ripensare la propria quotidianità e il proprio essere.
Li ringrazio per l’esperienza che mi hanno regalato che custodirò nel cuore.