Ogni domenica il Messaggero Veneto dedica uno spazio ad una storia particolare. Domenica 21 ottobre è toccato a me.
La giornalista Monika Pascolo è venuta in laboratorio e mi ha fatto un’intervista durata quasi due ore… E’ stata una chiacchierata intensa e significativa in compagnia anche di Anna Piuzzi che ha scattato alcune foto. Devo ringraziare entrambe per questa opportunità ma anche per come hanno saputo cogliere il senso del mio lavoro e della mia storia. Ringrazio Monika per l’articolo che ha redatto e siccome sul Messaggero Veneto è stato tagliato, abbiamo concordato di pubblicarlo in queste pagine nella sua versione integrale.
Da piccola era affascinata dalla scatola di latta nella quale la nonna conservava i bottoni. Tanti. Di ogni forma. Grandi, piccoli, bianchi, colorati. Oggi il suo mestiere è fare bottoni. In ceramica. Per un curioso scherzo del destino. Sì, perché Laura Piani, udinese, classe 1970, fino al 2011 lavorava all’Insiel. Subito dopo la laurea in Scienze dell’Informazione e un master in Informatica medica, infatti, c’è stata l’assunzione e 15 anni trascorsi ad occuparsi di sistemi informatici di supporto alla sanità. Poi, la folgorazione. «Manualità e creatività le ho ereditate fin da bambina dai miei genitori», racconta. Così, quella smania di «fare» con le mani – mai abbandonata crescendo –, l’ha portata a frequentare un corso base di ceramica all’Hattiva Lab di Udine. Era il 2008. E da quel momento, da quando ha messo le mani in pasta – anzi nell’argilla –, non ha più smesso. Inizialmente la passione è stata condivisa con l’amica Elena Borgna, la responsabile delle lezioni di ceramica. E pure con l’informatica. Poi il grande salto. «Alla soglia dei 40 anni abbiamo deciso di inseguire quello che era un sogno nel cassetto, scegliendo una vita con tempi e ritmi più sostenibili». In quell’«abbiamo» non c’è solo Laura. Ma pure il marito Ferdinando. E le due figlie: Alice, 20 anni, e Gaia, 16. La ditta artigiana l’hanno chiamata «Flag», dalle iniziali dei loro nomi. E quell’«abbiamo» significa che la decisione di lasciare il posto fisso ha accomunato sia moglie che marito. Seppur in tempi diversi. Lui oggi fa il consulente di metallurgia per diverse aziende americane. Lei è la titolare di «Bottoni e non solo», il laboratorio che si trova nel retro della sua abitazione di via Postumia a Udine.
È lì il suo regno. Un luogo incantato dove, da qualsiasi parte si volga lo sguardo, è la meraviglia a prendere il sopravvento. È lì che ogni giorno dà vita a piccoli – incantevoli – manufatti in ceramica. Unici e irripetibili. Portano nel cuore l’impronta di Laura. La sua creatività. E quella proverbiale manualità, affinata nel tempo grazie a innumerevoli work shop e corsi dai più prestigiosi ceramiti italiani e stranieri.
«Ogni singolo bottone – spiega – si arricchisce pure della storia della terra, grazie all’argilla di cui è plasmato». Dalle argille della tradizione italiana – terraglia e maiolica –, al gres – «Il mio preferito» – e alla porcellana. «A seconda delle tecniche e degli effetti che cerco, scelgo le une o le altre; le prime necessitano di una cottura a bassa temperatura, fino ai mille gradi, per le altre invece si superano i 1200 gradi». Seppur minuscolo, ogni singolo bottone «richiede» oltre una decina di passaggi. Dietro ai quali c’è una instancabile cura dei particolari. Partendo dalla continua ricerca di nuove forme. Passando per la rifinitura dei manufatti. È allora che i piccoli pezzi di terra secca «incontrano» spugne umide e mirette (tipici strumenti per la modellazione). Prima del fuoco, Laura si dedica altrettanto pazientemente alla fase della pittura. A vederla all’opera – mentre il tratto sicuro della sua mano indica al pennello o alla matita la strada da percorrere –, si stenta a credere che fino a qualche anno fa il mondo in cui si destreggiava fosse quello della programmazione informatica. Anche se «programmare» è tuttora l’impronta che fa da filo conduttore al nuovo mestiere di Laura. Non nasce bottone, infatti, che non abbia a monte la traccia di una storia da narrare. «Ciascuno porta con sé stili e scelte di vita personali». Dall’impegno sociale – «Ho abitato a Zugliano e sono cresciuta praticamente con don Pierluigi Di Piazza, “vivendo” con mio marito l’esperienza del centro Balducci fin dalla sua fondazione» –, a quello politico come assessore alle Politiche sociali del Comune di Pozzuolo del Friuli.
Ecco perché i suoi bottoni – alcuni sono conservati al Museo italiano a loro dedicato a Sant’Arcangelo di Romagna – «sono abituati» ad essere attenti anche a quello che accade attorno. Colorati di giallo, ad esempio, sostengono progetti come quello dedicato a Giulio Regeni. «Non lo conoscevo, ma quanto accaduto mi ha toccato profondamente – spiega –; questo ragazzo e la sua famiglia sono nei nostri pensieri di essere umani, di cittadini e di genitori». I bottoni sono venduti a offerta libera e l’intera somma raccolta viene versata sul conto corrente di Banca Etica che la famiglia Regeni ha attivato per raccogliere donazioni a supporto della campagna.
Ma sono anche altri i progetti sociali e solidali che portano la firma di «Bottoni e non solo». Come i magneti nati in via Postumia per sostenere «Sfruttazero», iniziativa dell’associazione «Diritti a Sud» che in Puglia mette insieme migranti e precari per autoprodurre salsa di pomodoro senza sfruttamento.
Laura ha anche aderito alla campagna «More clay less plastic», nata in Friuli nel 2014 per far riflettere sull’inquinamento da plastica.
Di recente, insieme ad altre 8 artigiane friulane coordinate dall’associazione culturale «Noi dell’Arte», Laura ha dato vita al progetto «Design per Cividale». Attraverso il «made in Fvg», forme, colori e materiali «raccontano» la città ducale. Lei lo ha fatto riproducendo nei suoi manufatti l’acqua verde-blu del Natisone.
Anche queste piccole opere uniche, al pari dell’intera produzione – in quel «non solo» ci sono pure bomboniere, segnalibri, braccialetti, ciondoli e collane, orecchini, decorazioni per la casa e molto altro –, sono contraddistinte dalla scelta dell’utilizzo di materiali apiombici e atossici. «E per principio la produzione è “a ciclo chiuso”». Insomma, Laura e i suoi bottoni non lasciano dietro sé scarti. Solo un’impronta dove il rispetto dell’umanità e dell’ambiente è la regola. Impronta che piace sempre più. E molto anche fuori dai confini regionali. Quando mi apre le porte del suo fiabesco laboratorio, è appena rientrata da Firenze, dove ha preso parte Fiera internazionale della ceramica, uno dei tanti eventi nei quali l’informatica reinventatasi artigiana partecipa da protagonista. Tra questi anche la prestigiosa e ambita mostra mercato «Argillà» di Faenza, il «top» a cui tende ogni ceramista. Tutte occasioni per entrare in contatto e fondere la propria fantasia con altre realtà. Dalle artigiane del ricamo alle illustratrici, dalle calligrafe alle alte sartorie di moda. «La collaborazione fa crescere», afferma convinta. I bottoni di Laura in questi 10 anni hanno preso le strade più disparate, arrivando a impreziosire abiti, mobili, oggetti di design. Facendo anche lunghi, lunghissimi viaggi per essere regalati. Fino in Australia, in Giappone, negli Stati Uniti. Mentre sugli scaffali del suo laboratorio ci sono sempre i barattoli con i bottoni della nonna. A ricordare quella giocosa passione da cui tutto è partito. «E che ai sogni bisogna crederci».
Monika Pascolo